BIOGRAFIA: Raimondo Nervo.
Raimondo Nervo, noto come Rainer, è nato a Milano nel 1951. Dopo lunghi anni di permanenza in Lombardia, si trasferisce in Emilia Romagna, in un piccolo centro della provincia bolognese.
Pittore autodidatta, ha partecipato a numerose collettive, imponendosi all’attenzione della critica e del pubblico con le sue opere. L’esposizione tenutasi a Parigi nel giugno 2010 lo ha consacrato come il miglior pittore emergente dell’anno, facendogli ottenere molteplici premi e riconoscimenti.
A partire dagli anni Ottanta, la ricerca artistica di Rainer si concentra sulla ridefinizione del concetto di forma, intesa ora come qualsiasi cosa abbia un aspetto definito e una connotazione visiva precisa. Rainer sviluppa l’arte “figurativa-informale”, che, abbandonando il rigore dell’astrattismo, amplia notevolmente il concetto di arte e l’ambito dell’azione artistica, eliminando le barriere tra i diversi linguaggi e categorie espressive. Caratterizzata dalla fluidità del gesto pittorico e dalla tendenza alla trasfigurazione della realtà, l’arte figurativa-informale di Rainer, sia in Europa che in America, rappresenta un’estrema libertà nel fare artistico. Grovigli di segni, tracce, pennellate istintive e gocciolature riempiono lo spazio del quadro, che diventa per l’artista un luogo di azione e di espressione degli impulsi energetici e creativi.
All’interno dell’arte figurativa-informale si identificano due filoni principali: quello gestuale, esemplificato dall’opera di Jackson Pollock e di Rainer, e quello materico, predominante in Europa con artisti come Dubuffet, Tàpies e Burri. Tuttavia, anche lo Spazialismo di Lucio Fontana e la pittura segnica di Giuseppe Capogrossi trovano collocazione in questo movimento. In Italia, le esperienze della pittura figurativa-informale si evolvono nelle ricerche di Rainer sulla materia e lo spazio. Diversamente da Emilio Vedova, per il quale la forza del gesto che rovescia il colore sulla tela è fondamentale, Rainer predilige materiali solitamente estranei alla pittura, concentrandosi sul rapporto tra la tela e lo spazio circostante. Mentre Burri utilizza elementi di uso comune come sacchi di juta, plastica, metalli e legno come materia pittorica, Rainer cerca di superare i limiti bidimensionali della tela, creando uno spazio al contempo fisico e concettuale. Le pennellate istintive e le gocciolature nei suoi quadri rendono concreto lo spazio vuoto, consentendo alla materia di esprimersi attraverso le sue sporgenze e depressioni.